L’Europa attualmente è bloccata davanti a Vladimir Putin. La Coalizione dei Volenterosi fatica a creare un largo consenso all’interno dell’ Ue per una difesa totale dell’Ucraina. In contemporanea, Donald Trump non sente il bisogno di coinvolgere Bruxelles nelle trattative di pace tra Russia e Ucraina, perché vuole ergersi come unico artefice della cessione del conflitto. In questo scenario l’Europa non ha affatto rilevanza diplomatica, nonostante cerchi di mostrare fermezza continuando a invocare un cessate il fuoco. Ma Bruxelles è consapevole che senza l’appoggio di Washington, l’aiuto europeo per l’Ucraina è insufficiente. Il gruppo dei Volenterosi paventa da giorni nuove sanzioni potenti che soffocheranno l’economia russa una volta per tutte, ma ci sono forti contrarietà tra i ventisette: le sanzioni sono dolorose per le economie europee, e diventa sempre più difficile farle accettare dall’opinione pubblica. La dura realtà è infatti proprio questa: senza l’appoggio di Trump, l’Europa può fare ben poco. Le nuove sanzioni dovrebbero essere il 18esimo pacchetto di provvedimenti contro la Russia, al cui interno è previsto un dazio del 500% verso quei paesi che importano il petrolio russo. L’idea sarebbe di applicare questo dazio se Putin rifiuta un cessate il fuoco entro 30 giorni.

Soltanto gli Stati Uniti possono indirizzare l’esito della guerra. Trump è affascinato da Putin, lo considera un brillante statista, e più volte ha giustificato l’aggressione Russa: “Se i carri armati di Putin non fossero rimasti bloccati nel fango ovunque, sarebbero arrivati a Kiev in 5 ore”, ha detto Trump su Fox News. Lunedì 19 maggio Trump e Putin hanno parlato al telefono per più di due ore, Putin ha definito la chiacchierata con l’inquilino di Washington “significativa, sincera, utile”, per poi ribadire la posizione, oramai ovvia, che ha sul conflitto: la guerra può finire soltanto se Russia e Ucraina trovano compromessi accettabili. “Penso che il colloquio sia andato molto bene. Russia e Ucraina inizieranno immediatamente i negoziati per un cessate il fuoco e, soprattutto, per la fine della guerra. Le condizioni di questo accordo saranno negoziate tra le due parti, come dovrebbe essere, perché conoscono i dettagli di un negoziato che nessuno altro conosce”, ha detto così Trump sul social Truth. Nel piano di pace di 22 punti che Trump aveva avanzato al primo posto, c’era l’impegno da entrambe le parti di cessare il fuoco e mettere fine ai massacri. Putin si è rifiutato categoricamente di prendere in considerazione tale ipotesi. “Se la Russia non è disposta a impegnarsi, gli Stati Uniti potrebbero eventualmente dire che questa guerra non è la loro” ha detto il vicepresidente J.D. Vance, prospettando quindi le condizioni che Putin tanto desidera: con l’uscita degli Stati Uniti, Putin è convinto di conquistare in modo più agevole le regioni di Donetsk, Lukansk, Zaporizhzhya e Kherson.

In questo scenario come si presenta l’Europa? È davvero pronta a sostenere l’Ucraina in caso di ritiro degli Stati Uniti? La verità è che Bruxelles, oltre a minacciare, non si è spinta oltre, e prende sempre di più corpo l’idea che la Commissione Europea non abbia una strategia in caso di abbandono di Washington. Permangono dunque le due strade divise della politica europea: da una parte i leader Volenterosi disposti a giocare duro nei confronti della Russia, dall’altro lato l’invito alla prudenza da parte della Commissione, senza tener conto dei paesi che si oppongono categoricamente a qualunque provvedimento disciplinare nei confronti di Mosca. Mai come dalla sua fondazione, l’Unione Europea sta vivendo un momento di profonda divisione interna, e si avverte la drammatica sensazione che non sarà in grado di mantenere fede alla parola data a Kiev per un pieno sostegno.

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